Andrea Doria e la storia del gatto Dragut

La storia di Genova.

doriaAndrea Doria è stato uno dei personaggi centrali della storia di Genova. Insieme a Guglielmo Embriaco ha avuto il merito di consentire a Genova di prodursi in un salto di qualità, in termini economici e di potere, di livello esponenziale. Da grande città, già importante per la sua centralità negli snodi commerciali del medioevo e ricca per la fortunata espansione nel periodo delle crociate, Genova, grazie ad Andrea Doria diventò una Repubblica aristocratica che espandeva la sua influenza e il suo potere su gran parte dell’Europa occidentale e sul Medio Oriente. Il potere di Genova era di carattere politico – finanziario, ma anche l’aspetto militare aveva il suo peso pur non essendo in questi termini una potenza rispetto alla altre nazioni territorialmente più vaste.

Andrea Doria.

Ma non parleremo proprio di questo e neppure scorreremo la lunga vicenda storica di Andrea Doria che si dipana nei suoi 84 anni in una maturazione da soldato di ventura a uomo di stato. Andrea Doria incarnò perfettamente il principe machiavellico in una declinazione personale, anche più sofisticata, che lo vedeva quasi danzare di fronte ai re di nazioni potentissime, capace di tenerle in scacco oppure abilmente di sottrarsi quando la pressione diventava insostenibile. Il suo rapporto con Genova poi si basò proprio sul principio della “sottrazione”. Pur riformandone l’identità politica e contribuendo economicamente alla crescita (fece costruire una nuova cinta di mura e il Palazzo del Principe dove abitò)   non volle mai entrare nel governo diretto della città, rifiutò ogni incarico pubblico (a parte una piccola, ma significativa carica che gli permetteva di controllare tutti i movimenti dei nobili genovesi) e non volle mai abitare a Palazzo Doria che ancora oggi è possibile ammirare in piazza San Matteo e che i genovesi gli vollero donare.

La congiura dei Fieschi.

Non manca, nella storia di Andrea Doria, un momento cupo e scellerato in seguito alla congiura della potente famiglia dei Fieschi nei suoi confronti. La congiura dei Fieschi fallì per la freddezza della popolazione nei confronti dei rivoltosi che avevano in un primo momento ucciso il nipote ed erede di Doria, Giannettino, e controllavano già le porte della città. La reazione del vecchio principe fu furente e brutale: il corpo di Gian Luigi Fieschi, annegato a causa del peso dell’armatura cadendo in mare, fu esposto sul molo e lasciato a decomporsi per mesi, i suoi complici uccisi senza pietà e i Fieschi privati di ogni bene materiale e finanziario.

Dragut: il pirata e il gatto.

dragutNell’infinita storia del Principe c’è però, ancora oggi, nel suo palazzo, qualcosa che ci riporta un Doria privato, forse, probabilmente solo in apparenza più vicino ai comuni affetti che non alle grandi strategie e imprese per cui lo conosciamo.

E’ un Andrea Doria anziano, ma si percepisce ancora un suo interno vigore dalla compostezza delle mani e dallo sguardo fiero e attento rivolto al pittore. Sul tavolo, tenuti fermi da un soprammobile, probabilmente un orologio che scandisce il passare del tempo, dei documenti che rappresentano l’ulteriore prova di una vita politica e diplomatica attiva del Principe. Di fronte a Doria, vera e propria figura centrale del quadro, un enorme gatto, quello che nella storia accertata l’aristocratico possedette e che chiamò Dragut.

Dragut, fu uno dei più abili, audaci e feroci pirati saraceni che il Principe incontrò nella sua lunga vita. La violenza inaudita delle incursioni di Dragut sulle città del Mediterraneo impose all’imperatore Carlo V, di mettere sulle sue tracce Andrea Doria in persona e la sua flotta affinchè il pirata fosse catturato e ucciso.

dragut_3Doria conosceva già Dragut avendolo affrontato in battaglia e si tratto di una grande sfida tra ammiragli quella che si svolse nel Mediterraneo. Alla fine, fu Giannettino Doria, il nipote erede a catturare il pirata e a portarlo a Genova.

Dragut era una figura agli antipodi di Doria, un’intelligenza istrionica e istintiva, priva di inibizioni e calcoli. Anche lui, come Doria, capace di imprese straordinarie anche se ogni volta le sue imprese costavano morte e sofferenze. A Genova, Dragut supera sé stesso. Considerato ospite di riguardo, essendo ammiraglio del Sultano, Dragut vive la sua esperienza da prigioniero in modo molto disinvolto. La leggenda narra che fosse un focoso amatore e che le sue lusinghe non trovarono indifferente la moglie di Giannettino, lo stesso che lo aveva catturato.

L’”abbordaggio” di Dragut avviene secondo il suo stile, senza tanti fronzoli e l’oltraggio si perpetuò perché nessuno si aspettava una simile rappresaglia e un campo di battaglia così insolito. Chi si accorge del misfatto? Non Giannettino, ma Andrea Doria che a quel punto prende il saraceno e lo incatena a una galea. Dragut non si scompone, arriverà il riscatto e lui tornerà a scorrazzare per il mare e le coste liguri a depredare e rapire fanciulle.

 

Cosa rappresenta, quindi, quel quadro? Forse Doria, lucido e intelligente com’era, colse nell’esuberanza di Dragut qualcosa di familiare, un aspetto che lo riportava ai suoi primi anni da soldato di ventura, ai suoi antichi compagni e nel contempo al beffardo avversario, indomito sino alla fine, capace di portare l’offesa sino all’ultimo, profanando le carni e gli affetti più cari della famiglia. Ci azzardiamo a pensare che Andrea Doria impassibile uomo di stato, abbia avuto il moto di una risata alla notizia delle disavventure coniugali del nipote e che, in cuor suo, abbia visto in Dragut l’archetipo del ribelle che nella giovinezza fu anche lui.

 

Lo immaginiamo chiamare l’enorme soriano e nello stesso ripetere il suo personalissimo Mantra di una vita vissuta al massimo, accarezzarlo mentre è accoccolato sulle sue ginocchia, socchiudere gli occhi e risentire flebile il brivido della giovinezza e degli ardori sopiti, dalla vecchiaia, dalla furia del tempo e dalla violenza degli uomini.