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Volete organizzare una cena di charme, oppure al lavoro vi chiedono di preparare un pranzo con dei clienti molto importanti. Ci sarà un momento, in cui vi troverete nella situazione di dover rispondere alla domanda: “Champagne? Sarebbe l’ideale per un tocco di classe. Quale preferite?” Che differenza esiste tra un Cristal, un Moet Chandon e un Dom Perignon? E’ solo una questione di prezzo o c’è dell’altro? Mistero, nebbia fitta che in caso di una domanda diretta di uno dei clienti, o dei vostri ospiti, guarda caso, per vostra sfortuna, appassionati di vini, potrà trasformarsi in una immane tragedia. In certi casi non sapere la differenza tra un metodo classico e un metodo Charmat può fare la differenza: una promozione o un fine serata emozionante, oppure niente, verrete risucchiati nelle nebbie dell’indifferenza e della beata ignoranza. Non si tratta di una storia semplice: da quando il giovane monaco benedettino Pierre Perignon, nel 1670, raggiunse l’abbazia d’Hautvillers, ne è passata di acqua sotto i ponti e sono stati versati ettolitri di bollicine. Lo champagne, che si produce nell’omonima regione a nord est della Francia è uno dei vini più complessi e affascinanti di tutta la grande storia dell’enologia.

La stessa vicenda di Dom Perignon è una leggenda efficace solo a tracciare un percorso lineare che ha visto l’invenzione e il perfezionamento di questo particolare tipo di vinificazione. Sta di fatto, che fin da subito lo champagne, prodotto con le uve dei vitigni di Chardonnay, Pinot noir e Pinot meunier, si è subito presentato come un vino di classe, da grandi occasioni, un regalo perfetto e pregiato. La produzione avviene rigorosamente secondo il “metodo classico”: consiste principalmente nell’operare una doppia fermentazione: la prima del mosto, nel tino, la seconda del vino (ottenuto dalla prima fermentazione), nella bottiglia. Una serie di elaborati passaggi: sapienti dosaggi di zuccheri e lieviti, invecchiamenti e raffreddamenti hanno portato quella bottiglia di champagne sul vostro tavolo, ora spetta a voi spiegare il perché della vostra scelta, motivandola con la particolare delicatezza del perlage o per l’ideale abbinamento dei cibi che verranno serviti in tavola. Oppure, niente…

 

Se, invece, desiderate approfondire questo affascinante tema potete partecipare al corso che la Fondazione Italiana Sommelier organizzerà a partire dal 26 gennaio: Otto lezioni di approfondimenti storici, tecnici e organolettici in aula e due giornate facoltative in Champagne per toccare con mano la realtà vitivinicola che continua a mantenere il primato assoluto di vendite, blasone e numero di appassionati.

Massimo Billetto e Tito Marotta autorevoli ambassadeurs du Champagne della Fondazione Italiana Sommelier, ci guideranno attraverso la geografia della regione Champagne, dalla Montagne de Reims, a la Vallée de la Marne, dalla Côte des Blancs per arrivare all’interessante e più giovane realtà dell’Aube.

Ogni lezione culminerà con l’assaggio di 6 champagne, scelti in assonanza al tema della lezione.

 

Il corso si svolgerà presso il Novotel, all’imbocco dell’autostrada Genova ovest.

 

Per informazioni ed iscrizione tel. 3403090716 oppure

liguria.fondazionesommelier@gmail.com

 

e potete consultare il sito www.fondazionesommelierliguria.it

Bollicine e cose golose, giovedì prossimo 19 ottobre, ecco un evento da segnalare su Genova Golosa, grande serata al ristorante Santamonica, con una delle aziende più prestigiose della Franciacorta, Monte Rossa.

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Vinicoli, scoprire il vino attraverso  i vicoli di Genova. Domenica 30 Aprile, nuovo appuntamento con la manifestazione enologica itinerante ospitata dal centro storico genovese.

Sette saranno i locali di Vinicoli,  e sette le tappe di un tour degustativo di vini naturali, eccellenze del  territorio nazionale, per un percorso lungo l’intera domenica, durante il quale scoprire le bellezze nascoste di Genova , nuovi sapori e nuovi  luoghi attraverso il centro storico più grande e bello d’Europa. Continua a leggere

Marcel ProustQuando nel 1913 uscì il primo volume della “Ricerca del tempo perduto” la critica fu alquanto scettica, anche se si intuiva già da allora che il romanzo del francese Marcel Proust avrebbe portato una rivoluzione non solo nella scrittura, ma nello stesso modo di intendere i sensi, le capacità cognitive dell’uomo. Il punto centrale della filosofia dell’opera è quello di cogliere collegamenti sensoriali diversi e la capacità di far emergere delle vere e proprie mappe storico–esistenziali dai nostri sensi primari: un profumo, un sapore, una melodia.

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