L‘epopea delle Crociate e l’Embriaco, il genovese invincibile e la Terra Santa.

embriacoLa ragione per cui Genova è stata deprivata della sua storia e per molti versi delle sue favolose leggende l’affronteremo un giorno. Quello che stupisce è come oggi con gli efficaci mezzi messi a disposizione della rete ci sia ancora una innaturale ritrosia a parlarne, una forma di nevrosi o di atavico complesso di rimozione.

Il paradosso rispetto alla storia e alla letteratura del nord è che un genio come Tolkien sentì l’esigenza di inventare un mito, un’epopea di storie per essere all’altezza della letteratura del meridione europeo, qui invece, accadde l’opposto, perché le storie incredibili dei remoti secoli, soprattutto a Genova, sono state via via dimenticate o marginalizzate.

Questa storia parte dall’anno mille,

un momento culminante nella storia di tutto il continente europeo. Una ventata di spiritualismo mistico attraversa le di verse regioni dal sud al nord. La Chiesa millenaria viene stimolata verso un radicale cambiamento, nuovi ordini e eresie si muovono in territori infidi e pieni di insidie, predoni e santi attraversano paesi devastati dalle pestilenze e dalle guerre.

Qualcosa sta cambiando, però. La dinastia franca con Carlo Magno ha dato progressivamente compattezza e uniformità amministrativa a vasti territori del Sacro Romano Impero. Chiesa e trono trovano un equilibrio mai avuto dalla fine dell’impero romano d’occidente. Vengono addomesticati i barbari ai confini orientali e i mari diventano più sicuri con nuove flotte che proteggono i porti dalle incursioni saracene. I commerci e i traffici rifioriscono sia sulla terraferma che nelle rotte verso l’oriente. Dopo secoli di smarrimento, l’unità politica e economica di una vasta federazione di nazioni,  famiglie aristocratiche e città si scopre come una potente macchina economica e bellica. Lo sguardo si volge verso oriente. La costante minaccia dell’invasione musulmana, fermata proprio dai franchi a Poitiers tre secoli prima con Carlo Martello, è la chiave strategica per comprendere  un momento di svolta di un intero continente. Quando, nel 1076, la Palestina cade sotto il dominio dei turchi selgiuchidi, la crescente turbolenza in Terra Santa tra le loro diverse fazioni trasforma Gerusalemme in un sultanato e per i pellegrini scatta una drammatica persecuzione. Urbano II rompe così gli indugi e promuove una crociata per liberare Gerusalemme. A fare gola al nuovo Impero, è giusto dirlo, sono anche i traffici di oro e argento che dal Medio Oriente si dipanano verso rotte remote ancora più a est.

Genova che aveva risentito favorevolmente della ritrovata stabilità politica e economica, rappresentava già da tempo il punto di partenza dei pellegrini diretti verso Gerusalemme. Da qui a diventare un porto trampolino di lancio per la più imponente operazione militare mai vista sino ad allora, il passaggio è naturale.

 

crociatiNel luglio del 1097, dall’insenatura del Mandraccio, parte, salutata da una folla festosa, la spedizione dei genovesi verso la Terra Santa. Guglielmo Embriaco con il fratello Primo, raggiunge Antiochia assediata dai cristiani e contribuisce e espugnarla. Successivamente, gli stessi cristiani devono resistere all’assedio musulmano e la storia qui si ammanta in  di leggenda. Armate angeliche accorrono a sostenere i crociati perchè, proprio all’interno delle mura della città, viene trovata una delle reliquie più potenti del cristianesimo: la lancia di Longino con cui venne trafitto il petto di Cristo crocefisso. I difensori ebbero la meglio e per il prezioso aiuto dei genovesi, Antiochia divenne la prima importante parte del cospicuo bottino che l’Embriaco porterà a Genova.

Il capolavoro di strategia di Guglielmo è però quello che porta alla conquista di Gerusalemme. I cristiani, falcidiati da battaglie e epidemie, stavano assediando con molti problemi la Città Santa.

 

I genovesi decisero così di utilizzare il legno delle loro navi per costruire una imponente torre d’assedio, più robusta e alta del solito. Quello che l’Embriaco ha in testa non è il consueto utilizzo di queste macchine d’assedio che, in genere, venivano accostate alle mura per permettere ai soldati all’interno di “abbordare” le mura.

Nel film “le crociate” di Ridley Scott seppure le parti siano invertite (la storia racconta della riconquista di Gerusalemme da parte del Saladino) si vede un efficace esempio dello scenario d’assedio.

Le difese di Gerusalemme che erano riuscite a neutralizzare questi tentativi, non si aspettavano la mossa del condottiero che consisteva nell’abbattere la grande torre sui bastioni e far salire all’interno i soldati che sarebbero così entrati in città al riparo dei dardi avversari. Fu un grande trionfo militare, macchiato da una strage immane a cui parteciparono anche i genovesi.

L’eco di questa vittoria è talmente vasto che Re Baldovino fa scrivere sopra la porta del Santo Sepolcro “Praepotens Genuensium Praesidium“.

I genovesi capiscono a quel punto quale sia la posta in gioco in Medio Oriente: la possibilità di mettere le mani su una ricchezza inimmaginabile. Le conquiste dei crociati si susseguono con diverse campagne militari, ma sarà con la conquista di Cesarea che l’Embriaco darà ancora segno del suo grande valore militare e dell’ardimento individuale che lo sosteneva. Come racconta il Caffaro che oltre a essere storico e annalista fu anche un soldato valoroso, Guglielmo, in prima fila tra chi assaltava le mura, nelle concitate fasi della battaglia rimase solo a causa di un cedimento della scala che lo aveva portato sin lì. Urla ai suoi attoniti nel vederlo ancora più spavaldo piuttosto che impaurito vista la situazione “Salite, salite e prendete in fretta la città!” mentre infilzava e uccideva tutti gli avversari che gli si paravano davanti.

Solo nel secondo episodio del “Signore degli anelli” (Le due torri) le gesta di Aragorn, durante la battaglia del Fosso di Helm, possono  rendere l’idea dell’impresa dell’Embriaco…

Un’avventura che varrà per l’Embriaco il soprannome di “Testa di maglio”, ma anche ricchezze inesauribili e una antichissima reliquia tutt’oggi conservata nel tesoro della cattedrale, un piatto esagonale di pietra verde traslucida ritenuto già il sacro Graal e poi ancora che fosse stato utilizzato da Gesù nell’ultima cena. (Continua…)