La farinata, il piatto leggendario che ci fa ritornare bambini

farinataLa farinata è un piatto ancestrale, chi non abbina ricordi della propria infanzia alla farinata, alzi la mano. Un piatto antico, quasi leggendario ma che non può prescindere dalla sua produzione, quel forno profondo e caldo, quelle fiamme alimentate a legna, i profumi intensi e il calore che con un’azzardata fuga nel psicologico richiamano la dolcezza del ventre materno, ma più prosaicamente mettono già l’acquolina in bocca.

Scegliete il vostro “fainotto” di fiducia, per quanto le rigide e un po’ ottuse regole igieniche dei nostri tempi abbiano progressivamente costretto a chiudere le favolose “sciamadde” sparse sul territorio, (per far sorgere al loro posto locali in perfetta norma, ma che vendono prodotti nel migliore dei casi surgelati di dubbia provenienza) qualcuna resiste. Individuatela e organizzate. Sarà una delle vostre migliori cene degli ultimi tempi.

La storia

farinata6L’originale e semplice cottura di farina di ceci e o olio, ha provenienze remote nell’antichità.

La leggenda indicherebbe la sua origine di fronte alle mura di Troia assediata dagli achei. L’idea, suggeriamo noi, potrebbe essere stata ancora una volta di Ulisse, l’intelligente e scaltro re di Itaca. A corto di viveri ebbero l’idea di mettere a cuocere la farina di ceci mescolata all’olio e non avendo pentole adatte decisero di farlo dentro ai loro scudi. Un piatto che poteva essere consumato velocemente tra una battaglia e l’altra. Un’ipotesi che sarebbe avvalorata dal fatto che la parola “testou” in greco antico significava proprio “scudo” e ancora oggi indica i caratteristici contenitori con cui viene cotta all’interno dei caratteristici forni a muro delle “sciamadde”.

Al di là della leggenda ci sarebbe invece un riferimento storico preciso che risalirebbe alla battaglia navale della Meloria del 1284 che vide i genovesi sconfiggere la flotta pisana. Di ritorno verso Genova la flotta dei vincitori incappò in una tempesta. Nella stiva si verificò il finimondo con la rottura dei barili contenti olio e dei contenitori di farina che si mescolarono. Passata la burrasca, si cercò di riparare i danni e di asciugare quello che era rimasto. Al sole cocente di quell’agosto l’olio e la farina mescolati arrivarono a una cottura naturale nella forma, certo non ottimale come la conosciamo noi, universalmente nota come “farinata”. Si racconta anche che fosse il cibo preferito di chi lavorava ai mulini sulle alture genovesi per via delle materie prime immediatamente a portata di mano ma la sua facile produzione nonché la sua inarrivabile gustosità e la resero la regina delle sciamadde genovesi e diffusa in tutto l’arco del Mediterraneo anche se con nomi di volta in volta diversi. Oggi è un piatto rinomato che rientra a buon diritto nel genere “street food”.

Si fa apprezzare con un buon vino rosso, un ciliogiolo o un rossese, e magari seguita da un dolce fatto in casa, perché no, il classico pandolce genovese accompagnato da un passito. Merita fare un salto a Savona, in via Pia per assaggiare la variante con la farina di grano, un piatto tanto “povero” quanto raffinato.