Palazzo Interiano Pallavicino

Palazzo Interiano Pallavicino, affacciato sulla Piazza del così detto Fronte Moroso, oggi delle Fontane Marose, il Palazzo Interiano Pallavicino è situato in un’area particolarmente importante per lo sviluppo urbano della città, a margine di Strada Nuova, dove un tempo sorgevano gli orti di proprietà degli Spinola.

Palazzo Interiano Pallavicino, venne edificato tra il 1565 e il 1567 da Paolo Battista e Niccolò Interiano, che ne affidarono la costruzione a Francesco Casella, il quale ristrutturò e ricostruì il tutto su vecchi resti di una preesistente costruzione.
La magnificenza e l’imponenza del Palazzo sono tali che l’edificio venne inserito da Pietro Paolo Rubens nella sua raccolta dedicata ai Palazzi Moderni di Genova, pubblicata ad Anversa nel 1652.

Iscritto in tutte le liste dei Rolli, l’edificio passò in proprietà di Gio. Batta Negrone nel 1664, per poi giungere ai Centurione e, infine, ai Grimaldi. Alla fine del XVII secolo pervenne ai Grimaldi Pasqua che lo ampliarono verso monte servendosi dell’operato dell’architetto Pietro Pellegrini e ne rinnovarono alcuni aspetti decorativi, tra i quali quelli dell’atrio, arricchito alla metà del XIX secolo dalla presenza dell’Antinoo di Nicolò Traverso e di Elena e Paride di Salvatore Revelli, e un salone decorato Michele Canzio con Scene dell’Antico Testamento. Quest’ultima fase decorativa accompagna il ricco apparato di affreschi realizzato dalla famiglia Calvi nel XVI secolo, in cui particolare rilievo ha la volta ottagona con le Storie di Giosuè, situata al piano nobile. L’ultimo dei passaggi di proprietà lo assegna ai Pallavicino, che lo detengono ancora oggi e ne stabiliscono il nome definitivo in Palazzo Interiano Pallavicino.

Particolarmente interessante la facciata su piazza Fontane Marose, interamente dipinta dai fratelli Lazzaro e Pantaleo Calvi a fresco quale strumento di comunicazione e magnificazione della figura di uno dei due committenti, Niccolò Interiano, eletto proprio in quegli anni Governatore della Repubblica: le salde virtù dell’uomo, richiamate dalle grandi figure allegoriche che si stagliano tra le finestre del primo piano – le quattro virtù cardinali: Prudenza, Temperanza, Giustizia, Fortezza –, erano così garanzia e chiaro riferimento a una corretta e giusta gestione della cosa pubblica.