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Oliviero Toscani a Genova dal 6 luglio al 14 ottobre a Palazzo Ducale sotto il porticato, con una mostra dedicata alla felicità a cura del celebre fotografo italiano, con il patrocinio della Regione Liguria e la co-organizzazione del Comune di Genova.

Il titolo della mostra è “Oliviero Toscani. Ladro di Felicitಔ, perché si tratta di oltre 100 fotografie “rubate” da Toscani a bordo di Costa Pacifica, nel corso di una crociera di una settimana ai Caraibi partita lo scorso 31 marzo, giorno esatto del compleanno di Costa, la cui storia è iniziata proprio il 31 marzo 1948 con il primo viaggio della nave passeggeri “Anna C”.

Il progetto si avvale della collaborazione di Canon Italia come digital imaging partner.
Le fotografie hanno come tema la felicità vissuta dagli ospiti a bordo delle navi Costa. Come suggerisce il titolo della mostra, sono state scattate per cogliere al meglio le emozioni nella loro spontaneità e naturalezza.

La mostra di Palazzo Ducale comprenderà anche alcune immagini realizzate dagli ospiti di Costa Pacifica che hanno partecipato a una serie di workshop tematici condotti da Toscani e dai suoi collaboratori durante la loro permanenza a bordo, con il contributo di un docente di Canon Academy.

La mostra è ad ingresso libero.

Mostra Ligabue a Genova . Palazzo Ducale dal 3 marzo al 1 luglio 2018

Una mostra antologica per ripercorrere la vicenda umana e creativa di Antonio Ligabue, uno degli autori più geniali e originali del Novecento italiano.
La mostra, curata da Sandro Parmiggiani e Sergio Negri, prodotta e organizzata da ViDi con la Fondazione Antonio Ligabue di Gualtieri (RE) in collaborazione con Comune di Genova e Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, propone 80 opere, tra dipinti, sculture, disegni e incisioni di Ligabue.
Il percorso espositivo si snoda tra i due poli principali entro i quali si sviluppa l’universo creativo di Ligabue: gli animali, selvaggi e domestici, e i ritratti di sé.
Tra gli animali abitatori delle foreste e delle savane si trovano alcuni dei maggiori capolavori dell’artista, come Tigre reale, realizzato nel 1941 quando Ligabue era ricoverato nell’Ospedale psichiatrico San Lazzaro di Reggio Emilia; tra quelli delle campagne, le due versioni di Cani da caccia con paesaggio; c’è poi l’impressionante galleria di autoritratti, come i dolenti Autoritratto con berretto da motociclista del 1954-55 e Autoritratto del 1957.
Non mancano altri straordinari dipinti, dai paesaggi bucolici, alla Carrozzella con cavalli e paesaggio svizzero ad alcune versioni delle Lotta di galli, ad Aquila con volpe della fine degli anni quaranta, alla Vedova nera con volatile e alla Testa di tigre della metà degli anni cinquanta, fino alla Crocifissione.

Ligabue rappresenta sia animali domestici, colti in un’atmosfera agreste, inseriti in paesaggi in cui giustappone le terre piatte della Bassa reggiana, dove visse dal 1919 alla morte nel 1965, e i castelli, le chiese, le guglie e le case con le bandiere al vento sui tetti ripidi della natia Svizzera, sia gli animali della foresta e del bosco – tigri, leoni, leopardi, gorilla, volpi, aquile – di cui conosceva molto bene l’anatomia, spesso colti nel momento in cui stanno per piombare sulla preda, con un’esasperazione di stampo espressionista, sia nella forma sia nel colore, e con un’attenzione quasi spasmodica per la reiterazione di elementi decorativi.

Gli autoritratti costituiscono un filone di altissima e amarissima poesia nell’arte di Ligabue. In essi, il pittore si colloca in primo piano, quasi a occupare tutto lo spazio della scena, sullo sfondo di un paesaggio che pare quasi sempre, salvo rare eccezioni, un dettaglio del tutto ininfluente. I suoi ritratti di sé compendiano una perenne e costante condizione umana di angoscia, di desolazione e di smarrimento, un lento cammino verso l’esito finale; il suo volto esprime dolore, fatica, sgomento, male di vivere; ogni relazione con il mondo pare essere stata per sempre recisa, quasi che l’artista potesse ormai solo raccontare, per un’ultima volta, la tragedia di un volto e di uno sguardo, che non si cura di vedere le cose intorno a sé, ma che chiede, almeno per una volta, di essere guardato.

Per tutte le info http://www.palazzoducale.genova.it/