Abbiamo ancora il gusto della vodka in bocca, ma altri porti ci aspettano, ci lasciamo quindi alle spalle Stettino e risaliamo Via dei Giustiniani fino ad arrivare in Piazza Erbe dove approdiamo a Montego Bay.

Al Gradisca Cafè ci aspetta Giulio, che come un provetto alchimista mesce con bravura sciroppi, rum e zenzero per creare il Been High:

Il reggae è quella musica che, se ascoltata nel momento giusto, con le persone adatte, i profumi coinvolgenti e la giusta miscela di alcool sulle labbra, permette di trascorrere la serata perfetta. Questo drink è uno splendido inizio.

Ingredienti

  • Rum Plantation 3 stars white infuso con erbe aromatiche liguri
  • Sciroppo di miele e zenzero
  • Succo di limone

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Oggi approdiamo al Kowalski che durante la Genova Cocktail Week si trasforma nel porto di Szczecin… per i meno poliglotti… Stettino, per gustare in anteprima lo STARETINI.

Il cocktail è stato inventato per l’occasione da Pier, che così ce lo descrive:

Tutta la old Polonia in una coppa Martini. Aneto, cetriolo, vodka ed un legame storico con l’Italia sancito dalla presenza di un ottimo Vermouth dry.

Ingredienti

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IMG-20170203-WA0037Ogni volta che passiamo da Giulio al Gradisca Cafè e lo vediamo maneggiare con i suoi “ferri del mestiere” ci viene voglia di assaggiare qualcuno dei suoi cocktail.

Oggi è la volta del Bouvelard Nostalgia,  ci racconta che lo presenterà in abbinamento ad una ricetta che vede come protagonista il tonno, nella serata evento di San Valentino all’Acciuchetta. Continua a leggere

Marcel ProustQuando nel 1913 uscì il primo volume della “Ricerca del tempo perduto” la critica fu alquanto scettica, anche se si intuiva già da allora che il romanzo del francese Marcel Proust avrebbe portato una rivoluzione non solo nella scrittura, ma nello stesso modo di intendere i sensi, le capacità cognitive dell’uomo. Il punto centrale della filosofia dell’opera è quello di cogliere collegamenti sensoriali diversi e la capacità di far emergere delle vere e proprie mappe storico–esistenziali dai nostri sensi primari: un profumo, un sapore, una melodia.

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L’uscita di un nuovo libro è sempre da festeggiare, perchè corona un lungo periodo di lavoro e magari anche di sacrifici… L’uscita di un libro sui cocktail a maggior ragione perchè si tratta di una festa nella festa, visto che l’argomento pretende assaggi e divagazioni sul tema…

“L’arte di bere d’estate” segue “Cocktailsofia” che ha avuto un buon successo, ma le presentazioni hanno sempre una storia propria rispetto al loro oggetto. Sono incontri, chiacchiere, momenti divertenti che ci si regala nello spazio di qualche ora e sono, per fortuna, piccole oasi di divertimento e relax, in mezzo allo stress della vita di ogni giorno.

Si scrive un libro certo non per  diventare ricchi, magari perchè ci si appassiona all’argomento, ma forse, in fin dei conti, proprio per esercitare quella piccola magia di far uscire dalle parole l’atmosfera di questi momenti. Continua a leggere

cock1Di cosa parliamo quando parliamo di cocktail? La parola, ormai oggi di uso assai comune, se ci si riflette bene, mantiene in sé ancora quel vago luccichio e splendore come i bottoni d’oro dell’antica divisa militare del nonno tenuta in naftalina.

Perché la parola “cocktail” in sé è il “segno” di una vastissima rivoluzione culturale che dalla fine dell’800, partendo dagli Stati Uniti, travolse e modificò per sempre le sensibilità e i gusti di tutta la civiltà occidentale. Il “cocktail” arriva insieme all’elettricità, all’aviazione, al jazz, all’emancipazione delle donne, ai grandi transatlantici, agli impressionisti e alla scoperta degli ultimi sconosciuti lembi di terra del mondo. Continua a leggere

12541114_10208190066337708_1023942798732767319_nSapete perché l’Hemingway si chiama così? Sapete che in realtà si chiama Montgomery e perché? Cosa c’entra il leggendario peso massimo degli anni ’30 Primo Carnera con il cocktail “Milano – Torino” e perché quest’ultimo si chiama così? E prima ancora di tutto come nasce la parola “Cocktail”?

Questi e altri piccoli misteri del nostro quotidiano vivere sono racchiusi nel piccolo libro “Cocktailsofia – L’arte di bere con sapienza” pubblicato da “Il nuovo Melangolo” di Giovanni Giaccone che rappresenta il piccolo breviario di chi non vuole farsi sfuggire l’essenza di un gesto, l’elitaria e speciale possibilità di sapere a che punto siete della storia del drink che state sorseggiando, la rara possibilità di una consapevolezza storica che sfugge ai più nel volgare e travolgente appiattimento di “apericene” e movide varie.

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